Stop alla corruzione
o niente più aiuti
La Albright
avverte il Cremlino
I repubblicani premono per tagliare i fondi diretti a Mosca:
sarebbe uno smacco per Gore
NEW YORK (ar.zam.) -
La Russia? "Il rischio è che si ricrei il nemico di una
volta", ammonisce il segretario di Stato Madeleine Albright
che, appena tornata dal viaggio in Medio Oriente e Nuova Zelanda,
approfitta di una manifestazione al centro studi Carnegie
Endowment for International Peace per un duplice avvertimento.
Innanzitutto la Albright fa sapere a Boris Eltsin "non per
metterlo in imbarazzo, ma per aiutarlo" - che gli Stati
Uniti si opporranno ad ulteriori aiuti multilaterali se Mosca non
lotterà contro la corruzione e non metterà in piedi un sistema
per evitare che gli aiuti vengano stornati. In particolare
Washington pretende una legislazione contro il riciclaggio del
denaro sporco.
Ma interpretando le direttive di Bill Clinton e del consigliere
per la sicurezza nazionale Sandy Berger, il segretario di Stato
mette anche in guardia contro l'atteggiamento ostile e
semplicistico di vasti settori repubblicani del Congresso. "È
giusto sollevare il problema della corruzione - ammette - ma non
bisogna perdere il quadro d'insieme. Occorre tempo e pazienza,
perché la ricostruzione economica e politica della Russia è un
compito erculeo". La Albright spiega che è "arrogante"
per gli Stati Uniti pensare di "possedere la Russia" e
quindi di "poterla perdere", come prevedono alcuni
repubblicani.
In queste ore la Casa Bianca è soprattutto spaventata per i
tentativi della destra di togliere 2 miliardi di dollari dagli
aiuti alla Russia. Una decisione del genere, intesa a punire
Eltsin e indebolire il vicepresidente democratico Al Gore, che è
sempre stato un sostenitore dei finanziamenti a Mosca, potrebbe
aggravare la situazione interna russa e complicare i rapporti
bilaterali.
A Washington, intanto, dove la settimana prossima cominceranno le
udienze parlamentari sul Russiagate e i lavori autunnali del
fondo monetario, sono anche arrivati i magistrati russi che
indagano sul maxi-riciclaggio attraverso la Bank of New York e
altri istituti. Ogni giorno saltano fuori altre piste dello
scandalo e nuove responsabilità. "Ma finora la risposta del
governo di Mosca non è stata adeguata", lamenta la Albright.