Russiagate, spunta un conto segreto



Il genero di Eltsin avrebbe un deposito nel paradiso fiscale delle isole Cayman, un'indagine dell'Fbi


NEW YORK (ar.zam.) - Nelle inchieste sugli scandali russi spuntano fuori 2,7 milioni di dollari, quasi cinque miliardi di lire, su due conti correnti alle isole Cayman legati a Leonid "Alekseij" Djachenko, marito di Tatjana e genero di Boris Eltsin. E' la prova che il Russiagate porta dritto al Cremlino? Nella sala washingtoniana dove mercoledì, sotto la presidenza di Jim Leach, termina la prima fase delle udienze della commissione bancaria, nessuno ha il coraggio di accusare il presidente russo con nome e cognome. "Posso solo confermare l'esistenza dei due conti correnti", dice il capo della Bank of New York Thomas Renyi, barricandosi dietro nome di segretezza e regole di cortesia. Ma è chiaro che ormai sono in discussione i rapporti dell'occidente, e in particolare della Casa Bianca, con l'amico Boris. "Bisogna al più presto rendere meno personalizzate le relazioni tra i nostri due paesi", scrive sul Wall Street Journal l'ex-senatore Bill Bradley, che ormai contende ad Al Gore la nomination democratica. Dalle udienze al Congresso si intuisce l'imbarazzo dell'amministrazione Clinton. Da un lato il ministro del Tesoro Larry Summers difende la politica verso la Russia, perché è riuscita a evitare gli scenari più apocalittici: fascismo, ritorno al comunismo, proliferazione delle armi nucleari. Dall'altro si capisce che Washington intende cambiare strada. "Non vogliamo diventare il rifugio dei soldi sporchi di tutto il mondo", afferma mercoledì James Robinson, direttore generale dell'anti- crimine al ministero della Giustizia. Poco dopo Renyi, presidente della banca cui è transitato il grosso dei 10-15 miliardi di dollari del bottino di mafiosi e cleptocrati, si batte il petto: "Ci sono state alcune pecche nei sistemi di controllo". Proprio alla filiale delle Cayman della Bank of New York, secondo il Wall Street Journal e secondo quanto ha ammesso Renyi, erano stati aperti cinque anni fa due conti correnti intestati alla Bennington holdings e alla Normandy enterprises, che facevano capo al genero di Eltsin. Come mai "Alekseij" aveva quei soldi nel paradiso fiscale? Solo per pagare alcune commissioni petrolifere? Il quotidiano finanziario newyorkse si limita a precisare che l'Fbi sta indagando anche su questi filone e che molte altre banche, oltre a quella di Renyi, sono coinvolte nel passaggio di denari sporchi. Anche quelle italiane? Il ministro degli Esteri Lamberto Dini tende a escluderlo, anche se, dice a Repubblica, "è interesse di tutti fare chiarezza". A Mosca intanto la Duma ha bocciato a sorpresa un emendamento costituzionale voluto dai comunisti che avrebbe dato un grosso impulso all'inchiesta consentendo ai magistrati di ricorrere alla Corte costituzionale in caso di conflitti con il presidente. Al provvedimento, fatto su misura per l'ex procuratore Skuratov sono mancati, contro tutte le previsioni, 66 voti.